Il secondo chakra è Svadishtana, in sanscrito “La dimora del sè” (da sva che significa “sua propria energia”, e sthan che significa “dimora”)
Caratteristiche fisiche
Il secondo chakra è detto anche “il chakra sacrale” proprio perché si trova all’altezza dell’osso sacro, circa 4-5 cm sotto l’ombelico, nella cintura pelvica. Esso è collegato con gli organi sessuali riproduttivi – le ovaie per le donne ed i testicoli per l’uomo – l’appendice, l’intestino crasso, reni, vescica, prostata, (utero), le vertebre lombari, tutti i fluidi corporei (sangue, linfa, succhi gastrici, sperma).
L’elemento a cui si collega è l’Acqua – qui raffigurata come acqua notturna illuminata da un quarto di luna – rappresenta il grembo primordiale della Vita. Origine di ogni forma di vita esistente nonché elemento che pulisce, purifica, elimina e dissolve tutti i blocchi che la ostacolano (ecco perché sul piano fisico è collegato ai reni e vescica che si occupano delle funzioni depurative); sul piano simbolico è l’elemento tramite il quale vengono trasferite le emozioni, e dunque rappresenta la sfera emotiva. È quindi la sede dell’inconscio, degli archetipi e delle memorie ancestrali.
“Se pensiamo al corpo come a un vaso per l’anima e lo spirito, allora l’elemento terra nel primo chakra offre sostegno e contenimento per l’essenza fluida del secondo chakra, proprio come una tazza che contenga dell’acqua. Senza un appropriato contenitore l’acqua scorre via e la tazza rimane vuota. Tuttavia, se il contenimento è eccessivo, l’acqua non può scorrere per nulla e diventa stagnante. Idealmente ci serve una tazza capace di essere riempita, di contenere e di svuotarsi. Compito del primo chakra era costruire questo contenitore. Nel secondo chakra andiamo al suo contenuto.”[1]
La sua polarità è YIN. I concetti di “polarità” sono validi anche per i Chakra. Il primo chakra abbiamo visto che ha polarità YANG perché rappresenta la nostra base per iniziare il nostro percorso nel nostro corpo fisico. Esso è quindi maschile ed è rappresentato da un numero dispari a differenza del secondo chakra che è femminile e si collega ad un numero pari (secondo/due).
Il suo colore è l’Arancione. Notare che l’Arancione contiene la forza del Rosso stemperata dalla luce del Giallo quindi, a differenza del Rosso intenso del primo chakra, esso “riscalda senza bruciare”. Infatti, le caratteristiche dell’Arancione consistono nel saper sperimentare il piacere e saper accudire sé stessi e gli altri attraverso una grande intelligenza emotiva, la quale utilizza la parte destra del cervello. Sulla psiche questo porta grande serenità, tanta allegria, entusiasmo e voglia di vivere. Nella cultura orientale l’Arancione viene associato a tutte quelle proprietà che favoriscono la concentrazione mentale. È il colore che stimola principalmente l’azione endocrina in quanto possiede facoltà di riequilibrio anche nelle disfunzioni psicosomatiche e aiuta la persona ansiosa a ritrovare la serenità agendo sulle emozioni alla base dei disturbi affettivi.
Il suo senso è il Gusto.
I Cristalli consigliati per Svadisthana sono:
- Corallo
- Corniola
- Topazio
- Avventurina
- Occhio di Tigre
- Selenite
Caratteristiche simboliche
È collegato al segno Cancro dominato dal pianeta Luna, che esprime fecondità, ricettività e propensione ai sentimenti; è collegato anche al segno Bilancia, dominato dal pianeta Venere che esprime la sua energia nella “relazione”, con se stessi e con gli altri, in termini di emozioni primordiali allo stato puro; è collegato a Scorpione, dominato dal pianeta Plutone che in questo chakra esprime l’energia della carica sessuale intesa come atto di pro-creazione e/o di creazione (espressione dunque della creatività interiore).
Nel secondo chakra ritroviamo l’opposto dell’immobilità del primo Chakra. Attraverso il primo chakra si è cercato di creare e trattenere una struttura, mentre grazie al secondo, lo scopo è quello di lasciar andare e creare flusso. Svadisthana è il chakra tantrico per eccellenza quindi dell’unione e della fusione evoluta attraverso la sessualità ed il piacere sensuale e sessuale. Abbiamo visto che l’elemento di questo chakra è l’Acqua, perciò le funzioni corporee relative a questo chakra hanno a che fare con i liquidi e riguardano la circolazione, la funzione urinaria, la sessualità e la riproduzione.
Il simbolo con cui viene rappresentato è il cerchio simbolo del chakra, con alla base una mezzaluna rivolta verso l’alto. Attorno al cerchio – che rappresenta anche il loto – vi sono 6 petali su ciascuno dei quali è iscritta una lettera dell’alfabeto sanscrito (Bam, Bham, Mam, Yam, Ram, Lam). All’interno di questo cerchio vi è un Coccodrillo, a rappresentazione delle passioni più recondite, quindi gli istinti naturali e quelli relativi alla sessualità, al desiderio fisico ed a tutti i piaceri a cui si anela; quindi, i desideri intesi come progetti lavorativi (a destra) o come esperienze di vita (a sinistra). Il Coccodrillo tramite l’energia del chakra, ci aiuta a stabilire e mantenere i limiti ed i confini psicologici di protezione, senza al contempo ostacolarne l’espansione e la veicolazione.
Il suo Yantra – figura geometrica che racchiude in sé l’elemento del cosmo e/o le forze cosmiche in movimento che sostengono le forze psichiche durante la meditazione, “costringendo” a realizzazioni di determinati stati interiori di consapevolezza, che trasformano la persona che lo disegna o lo contempla, riportandola ad un “ricentramento” della sua personalità o ad una identificazione con un Principio unificante o ad una presa di coscienza della totalità dell’Essere – è una falce di luna in un campo blu notte, a simboleggiare ulteriormente l’elemento acqua e l’energia femminile della fecondità.
Caratteristiche psicologiche
Il Secondo Chakra è sede dell’inconscio, degli archetipi e delle memorie ancestrali. Non a caso esso è collegato alla Luna. La Luna governa infatti ciò che è inconscio e misterioso. Nel secondo chakra il nostro lavoro consiste nel reclamare l’ombra, la quale rappresenta energie istintuali represse e tenute bloccate nel mondo dell’inconscio. Per tenere bloccata l’ombra serve molta energia la quale viene sottratta all’economia energetica del nostro sistema vitale ed allo stesso tempo questo sabota le nostre relazioni, la nostra salute e la nostra evoluzione attivando schemi compensativi e compulsivi. Come scrive la Judith, quando l’ombra non è riconosciuta viene proiettata sugli altri.
“Recuperare l’ombra non significa diventare dei ladri, degli assassini, dei violentatori o degli aggressori. È più probabile che aspetti del genere emergano quando l’ombra viene repressa e la sua energia si accumula al punto da sommergere il se conscio maggiore e la repressione, più forte della nostra ombra deve gridare per essere udita e maggiore è la possibilità che essa si demonizzi. (…)
Recuperare l’ombra significa recuperare le energie istintive delle nostre necessità e dei nostri desideri in modo da poterle incanalare in modo appropriato. Ciò non significa consegnare la coscienza all’ombra, ma piuttosto portare l’ombra alla coscienza.”[2]
Il secondo chakra si sviluppa dal settimo al quattordicesimo anno di età. Il suo sviluppo e la sua espressione equilibrata determinano sul piano della personalità “il permesso di provare emozioni” ed è rappresentato principalmente attraverso l’affermazione “Io sento”.
Il demone del secondo chakra è la Colpa. Esso inibisce il libero scorrere del movimento, soprattutto privandolo del piacere. Da un punto di vista strettamente psicologico e psicoanalitico i sensi di colpa bloccano e deviano i comportamenti esattamente come la paura, da cui indirettamente derivano. Se ci sentiamo in colpa per ciò che stiamo facendo non gioiamo pienamente delle nostre attività. La psicanalisi ci insegna che essi si manifestano in momenti di eccessiva rabbia o quando questa rabbia risulta in qualche modo collegata con una profonda rabbia inconscia che il nostro bambino interiore riserba ancora dentro di sé nei confronti principalmente delle figure genitoriali-educative e, andando anche oltre, riportata nella nostra incarnazione da situazioni e dinamiche di vite precedenti. Come scrive Anodea Judith:
“La colpa sequestra l’ombra nel suo Regno oscuro e inconscio…e polarizza la nostra personalità.”(…)“Ci divide in luce contro ombra, in bene contro male. Un giorno ci sentiamo meravigliosi e il giorno dopo orribili e tutto per qualcosa che abbiamo fatto. Più splende la luce, più oscura è l’ombra. Più grande è la colpa, più tentiamo di emanciparcene con un comportamento impeccabile, il quale impedisce il naturale scorrere dell’energia che sale dai chakra inferiori e tende a polarizzare mente e corpo. Una personalità polarizzata è caratterizzata da un atteggiamento del tipo o/o. Senza la molteplicità dell’arcobaleno ci troviamo bloccati in scelte in bianco e nero. (…) I bambini che vivono nel terrore della punizione si gelano di fronte a questo atteggiamento o/o. È comprensibile che vogliano delle regole chiare, in modo da potersi comportare di conseguenza ed essere al sicuro.” (pag 157…………….)
Le “malattie” – ovvero gli “squilibri energetici” – collegate a questo chakra sono tutte relative alla paura di perdere il controllo; quindi, le conseguenti paure primarie sono quelle di essere controllati dagli altri in ogni modo possibile, tra cui dipendenza – anche nel lavoro –, violenza – anche sessuale, – abbandono, tradimento, impotenza sotto tutte le forme compresa quella fisica ovvero la paura di perdere il potere del corpo.
Riscoprire la Sessualità
L’energia del secondo chakra si esprime attraverso l’atto della creazione e/o procreazione; che si tratti della procreazione attraverso l’atto sessuale, di creazione di attività e progetti personali o di atto della creatività espresso in opere artistiche nei campi dell’arte, musica, moda, architettura, design, l’energia del secondo chakra porta “fuori” e a compimento l’espressione del Sé. Agendo sul secondo chakra si giunge a ciò che potremmo definire “processo di autoguarigione”.
“Nel recuperare il secondo chakra, noi reclamiamo il nostro diritto di sentire. Reclamiamo anche la passione e il piacere, il senso di bisogno, la vulnerabilità e il collegamento dei nostri sensi alla realtà interiore e a quella esterna. Liberiamo il flusso dell’energia dinamica, che è essenziale per la crescita, per il cambiamento e per la trasformazione, e lasciamo andare l’armatura che ci separa. Allora possiamo reclamare l’intimità a cui agogniamo, ponendo termine al nostro isolamento frammentato.”[3]
Una delle caratteristiche più importanti relative al secondo chakra è quella di poter vivere liberamente la sessualità connessa con le emozioni e non più disgiunta da esse e relegata semplicemente al puro istinto “animalesco e pulsionale” del primo chakra. Accanto a questa libertà si manifestano le sue limitazioni.
Le paure primarie del secondo chakra affondano le loro radici nell’eterno conflitto tra Eros e Thanatos: “Tutto si fa per una richiesta di amore!”. Scrive la Mc Dougall:
“La felicità è data dall’abolizione della differenza tra sé e l’altro. Non c’è da stupirsi, quindi, che nel corso del viaggio analitico emergano tracce di quella che potremmo definire una “sessualità arcaica”, che reca impressi i segni di una fusione tra libido e mortido, in cui l’amore è indistinguibile dall’odio”.[4]
Il Piacere è la strada maestra, innata, per allontanarsi dal dolore ed è il movimento più adatto per espanderci e collegarci con i nostri sensi. Il piacere ci aiuta a porre maggiore attenzione ai nostri sensi ed attraverso di essi, vivere appieno l’esperienza e gioirne, sentendosi vivi! Il piacere avvicina, unisce mentre il dolore – in un individuo equilibrato, sano – allontana, separa.
“Quando il piacere viene negato, ne perdiamo il diritto, ci sentiamo in colpa perché lo desideriamo, ci vergogniamo di possederlo. Allora tutte le emozioni vengono messe in discussione. Il bambino non ha più lo schermo delle sue emozioni per poter filtrare gli stimoli in ingresso e di conseguenza perde la capacità di discriminante di sani confini. Ne risultano delle difese eccessive o la totale incapacità di proteggersi. (…) Quando i sani piaceri primari vengono negati, prevalgono quelli secondari, come il piacere del bere, le droghe, l’evitare le responsabilità, l’esibizionismo sessuale o il mangiare eccessivo. Poiché i piaceri secondari non possono soddisfare pienamente il nostro desiderio di quelli primari, la nostra mancanza di soddisfazione ci fa desiderare ancora di più, costituendo una base per la dipendenza.”[5]
Scrive ancora Anodea Judith:
“Una delle dinamiche più dure da accettare nel campo dell’amore e delle relazioni è la danza tra Eros, la forza vitale che attrae e unisce, e Thanatos, la forza della morte che unisce e distrugge. Eros è il figlio di Afrodite, la luminosa dea dell’amore e della bellezza, mentre Thanatos, nata dalla dea Notte, occhieggia nelle tenebre della nostra mancanza di consapevolezza”.[6]
Come spiega la Judith, nella migliore ipotesi di unione, all’inizio di ogni relazione concedendoci ad Eros siamo chiamati – e diamo la nostra adesione – a “fonderci e dissolverci” nell’altro e contemporaneamente in qualcosa di più grande, quasi di infinito. In pratica, così facendo “espandiamo il nostro campo vitale”. Sono d’accordo con la Judith quando afferma:
“È ciò che si nasconde nella tenebra dell’inconscio che porta alla morte l’amore. I nostri modelli inconsci sabotano le relazioni, scatenano liti, ci allontanano dall’amato e spingono il nostro comportamento in direzioni che la mente cosciente deplora”.[7]
Ritorniamo quindi a un punto che sembra essere centrale nell’intera questione: “E’ impossibile avere Eros senza Thanatos”. E ciò riguarda precisamente il nostro lato ombra: come il lato ombra – abbiamo visto – contiene aspetti inconsci e rifiutati della nostra personalità, Thanatos rappresenta il lato doloroso della nostra “unione” – almeno a livello dei primi tre centri energetici –.
“Possiamo evitare il lato doloroso di Thanatos”, continua la Judith, “se ci ricordiamo di onorarne la presenza”. Attraverso ancora le sue parole:
“Dobbiamo volere, non negare, il nostro bisogno per una certa quantità di separatezza, del nostro timore di rimanere incastrati e comprendere che lo stesso timore del nostro partner non riguarda noi, ma il bisogno di Thanatos di creare equilibrio nella relazione, di modo che Eros possa continuare la danza dell’amore e dell’attrazione”.[8]
La sessualità pregenitale. Il fondamento libidico di ogni espressione creativa è immancabilmente infiltrato di impulsi pregenitali, come pure di aspetti arcaici di sessualità, in cui erotismo e aggressione, amore e odio, riescono indistinguibili l’uno dall’altro. Anche se l’impulsi orali, anali e fallici contribuiscono tutti alla produzione creativa, la componente anale svolge un ruolo preminente, in quanto è la fonte dei primi “scambi” tra l’infante e il mondo esterno. La prima “creazione” che il bambino offre a quanti si prendono cura di lui è l’oggetto fecale, con tutti i significati erotici e aggressivi che immancabilmente si associano all’attività anale e alla fantasia fecale. Questa origine libidica inconscia assume quindi una funzione fondamentale per la persona creativa, in qualsiasi campo. Ma le fantasie rimosse che entrano in gioco aggiungono un elemento di incertezza, perché la produzione fecale viene immancabilmente vissuta in due modi distinti: da una parte si presenta come qualcosa di grande valore, come un dono offerto a un “altro” (di solito la madre) con amore; dall’altra, viene vissuta come un’arma, fatta per attaccare e dominarlo. Val la pena osservare che, mentre il piacere risultante dalla soddisfazione di impulsi genitali e orali può far insorgere un conflitto, tali impulsi sono scarsamente suscettibili di sublimazione. L’espressione spontanea di impulsi anali e le produzioni fecali, invece, sono soggetti a un rigido controllo e quindi esigono una soluzione sublimatoria. La natura inconscia degli investimenti erotico-anali e sadico-anali nell’atto della creazione condiziona quindi fortemente la capacità – o l’incapacità – del creatore di proseguire la produzione.”[9]
Nel secondo centro energetico, quindi, da un punto di vista psicanalitico, ritroviamo questo dilemma ancestrale: la sessualità si fonde con la distruzione. Ciò che separa la prima dalla seconda è identificabile in ciò che viene intesa come “separazione” che è in fin dei conti il “non-amore”. Tutto ciò che non permette l’interscambio di informazioni e di relazione tende al “non-amore” ed alla “non-vita” ed è tutto ciò che ci allontana davvero dal piacere sessuale “verticale”, ovvero quello divino, donato a Dio/Luce/Coscienza Cosmica, quello che porta all’UNO. Il piacere sessuale “orizzontale”, invece, consiste in quello dettato dai bisogni fisici corporali e spesso è dominato appunto dalla separazione. La separazione distingue Eros da Thanatos conferendo quindi a quest’ultimo una sorta di potere intrinseco proprio perché scisso e quindi identificato. Anche a livello inconscio ciò che viene percepito come Amore in verità non lo è o lo è solo in minima parte. Da qui giungiamo a tutto ciò che l’Ego contribuisce a separare – come abbiamo visto nel capitolo relativo all’Ego ed al narcisismo –. È proprio quel narcisismo di morte – di separazione, quindi – che sposta l’ago della bilancia da Eros a Thanatos, creando sempre più un blocco costante nella trasmissione di quelle informazioni che una volta divulgate, interscambiate, portano all’UNO, all’unione, a ciò che trasforma qualsiasi vizio in virtù, dato che in fin dei conti si tratta esclusivamente di “percentuali”.
Ecco il secondo centro energetico quale particolare compito a livello sessuale porta con sé.
L’atto sessuale termina così di essere un atto “aggressivo” bensì ritorna ad essere quell’atto di fusione spirituale dove l’Amore per l’altro superano finalmente l’Amore per sé stessi! Questa condizione può verificarsi soltanto ed esclusivamente quando il secondo chakra è in perfetto equilibrio sia con il primo che lo sostiene profondamente in questo, sia con il terzo, che è in parte una sua estensione e la Serenità, la Pace ed il Rispetto dell’Amore verso sé stessi risulta totale e talmente indiscusso da permettere l’apertura completa all’Amore, senza vincoli ed in maniera disinteressata verso l’altro. È questo che attiva e favorisce una disponibilità all’interscambio senza alcuna Paura, senza alcuna Rabbia, senza alcun Giudizio, e quindi scevro il più possibile del condizionamento di tutti gli asservimenti dell’Ego.
L’energia dell’autosufficienza attraverso un sano Ego fisico ed un adeguato narcisismo di vita (come vedremo anche nel terzo chakra) ci permette di essere integri nel nostro corpo fisico e ci consente di stare al mondo senza scendere a compromessi. In una parola, di rispettarci. E chi si rispetta veramente e profondamente non può far altro che rispettare l’“altro da sé”. Il potere di questo centro energetico è quindi sicuramente rappresentato dal potere della scelta in un mondo di dualità. La scelta – e di conseguenza l’intenzione – ci permette letteralmente di creare la realtà che ci circonda. La saggezza che muove le nostre scelte ci rende co-responsabili del nostro destino, il quale è, al contempo, affidato all’Universo: in definitiva ciò che scegliamo è esattamente ciò che dovevamo scegliere nella logica di un Disegno Superiore. Ma è la nostra consapevolezza della reazione alle scelte che abbiamo bisogno di fare a determinare la nostra realtà! E simbolicamente questo rappresenta la “nascita”. Trascendere il dualismo ci permette di percepirci UNO con gli altri e con Tutto Ciò Che È.
Caratteristiche di funzionamento
Il secondo chakra in equilibrio permette un fluire naturale dell’energia vitale, il che induce a realizzare spontaneamente una relazione con il sesso opposto, sentire il fluire delle emozioni spontanee che ci fanno sentire parte della creazione, a tal punto da percepire e trasmettere anche agli altri, emozioni di stupore e entusiasmo, in un continuo fluire di dare e ricevere sicurezza tale da sentirsi “procedere all’unisono”. Svadhisthana in equilibrio, quindi, permette di raggiungere la soddisfazione sessuale, il piacere fisico e un generale godimento della vita. Permette altresì movimenti armoniosi, gioiosa intimità e la capacità di prendersi cura di sé stessi e degli altri all’interno di confini sessuali ed emotivi sani.
Quando il secondo chakra non è in equilibrio, come accade per esempio in fase puberale, spesso l’energia del secondo non viene adeguatamente incanalato, e il risultato è uno stato di insicurezza. Il disequilibrio ha spesso radici nella mancanza di tenerezza e contatto corporeo nella prima infanzia e si manifesta in una negazione o un rifiuto/repressione o espressione in modalità impropria della sessualità, incapacità di esprimere spontaneamente il potenziale creativo della sessualità. Il tutto si traduce in difficoltà, incertezza, tensione nei rapporti con l’altro sesso. Svadhistana in disequilibrio porta a perdere la naturale spontaneità e innocenza, fa vivere il sesso in maniera morbosa o manipolatrice, con una ricerca ossessiva del piacere, sino all’aberrazione oppure fa vedere il sesso come atto “sporco”.
Esiste anche la possibilità che il secondo chakra sia “insufficiente” e cioè quando l’energia è bloccata, spesso perché in infanzia e fanciullezza si è vissuta una repressione genitoriale della sessualità o si è dovuto bloccare e reprimere la propria sensualità e il manifestarsi della propria energia sessuale. Il risultato di questa repressione indotta o auto-espressa è la mancanza di autostima, uno stato di paralisi emotiva e la condizione di frigidità sessuale.
Strumento di equilibrio
Il Bija Mantra relativo al secondo chakra è VAM (ovvero la lettera VA pronunciata facendola risuonare nel naso) e mentre si pronuncia questo mantra ci si percepisce e ci si immagina visivamente mentre si emana un irresistibile carisma che ci rende sempre più irresistibilmente affascinanti nei confronti del partner sessuale che desideriamo attirare a noi.
Seduti, si mantengono gli occhi chiusi, si porta l’attenzione alla zona del secondo chakra, quattro centimetri sotto l’ombelico; si pronuncia il Bija Mantra VAM e si comincia a vibrare al suono di esso. Mentre si vibra, si porta l’attenzione alle acque del proprio corpo e si lascia che sciolgano e che ripuliscano il corpo da tutte le emozioni e le energie bloccate che ha smosso la Terra, ovvero le memorie. Si passa ad osservare l’interno del corpo associato a questo chakra: le gonadi, (ovaie per le donne ed i testicoli per gli uomini) e si immagina un colore arancione luminoso che si diffonde in questi organi e ripulisce, scioglie tutto ciò che trova di “fermo”, di “bloccato”. In questo piano di coscienza si sente affiorare i propri progetti, i propri desideri a livello sessuale e si continua a vibrare al suono del mantra VAM.
[1] pag. 145 Anodea Judith, Il libro dei Chakra [2] pag. 156, Anodea Judith, Il libro dei Chakra [3] pag. 143, Anodea Judith, Il libro dei Chakra [4] pag. 1 Joyce Mc Dougall, Eros. Le deviazioni del desiderio [5] pag. 149 Anodea Judith, Il libro dei Chakra [6] pag. 300 Anodea Judith, Il libro dei Chakra [7] pag. 301 Anodea Judith, Il libro dei Chakra [8] pag. 301 Anodea Judith, Il libro dei Chakra [9] pag. 73 Joyce Mc Dougall, Eros. Le deviazioni del desiderio

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