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Il primo chakra è Muladhara, in sanscrito da mula ovvero “radice” e adhara ovvero “supporto”.

Caratteristiche fisiche

Questo primo centro energetico si trova alla base della colonna vertebrale, nella zona tra ano e perineo ed assume la funzione di sostegno di tutto il sistema. È rivolto verso il basso – la terra – come un imbuto rovesciato e, assieme al settimo, sono gli unici centri energetici costituiti da un unico “vortice”. Esso è collegato con tutte le parti solide del corpo (colonna vertebrale, ossa, denti, unghie), con il sangue e la formazione delle cellule, con le parti del corpo della zona pelvica (ano, retto, colon, prostata), con le ghiandole associate, le surrenali.

A livello energetico questo Chakra esprime il desiderio fisico di “esistere”, in netto contrasto con la volontà di “essere” del settimo. La sua funzione principale è legata al corpo fisico e, soddisfacendo i bisogni primari quali respirare, bere, mangiare e riposare, permetterebbe la sopravvivenza. A livello fisico, essendo collegato alle surrenali, permette la produzione di adrenalina e noradrenalina responsabili della regolazione del flusso sanguigno secondo le necessità di risposta ai vari stimoli esterni, come i cambiamenti di temperatura, e tutte le varie esigenze.

Attraverso questo Chakra noi ci colleghiamo alla Terra ed alla Natura: infatti Muladhara sostiene l’elemento Terra ed il senso dell’Olfatto. Tramite il primo Chakra siamo collegati al nostro compito di vita, alla nostra incarnazione, ed è attraverso questo centro energetico che la coscienza racchiusa nell’inconscio collettivo si rende manifesta.

Il suo colore è Rosso acceso luminoso, come il nucleo centrale della Terra e del sangue, legati entrambi alla fisicità. È un colore molto stabile, non irradia né verso l’interno né verso l’esterno e simboleggia la materia. Sappiamo che la cromoterapia agisce sul cervello attraverso l’ipotalamo, la struttura del sistema nervoso centrale nel nostro encefalo, il quale regola tutte le ghiandole endocrine. Tutti i Chakra sono strettamente connessi con queste ghiandole: infatti come i chakra principali corporei sono in numero di sette, altrettante sono le ghiandole endocrine[1].

Il suo senso è l’Olfatto, il primo senso che il neonato usa attivamente. Infatti, gli animali tendono a riconoscersi principalmente attraverso l’olfatto e, attraverso questo senso, riconoscono l’odore della Paura, ovvero l’adrenalina, che fuoriesce dai pori quando si attiva questo senso primordiale.

Caratteristiche simboliche

È collegato al segno dell’Ariete dominato dal pianeta Marte, che esprime energia vitale primordiale, energia del nuovo inizio, ed energia della capacità di esprimere aggressività; collegato anche al segno del Toro dominato dal pianeta Venere, la cui energia è legata al piacere, a ciò che ci spinge a soddisfare ogni nostro istinto e bisogno, dunque energia di collegamento alle risorse necessarie a sopravvivere e per questo collegato all’elemento Terra che ci dà stabilità, e anche energia di possesso e piacere sessuale e anche energia di espressione autocreativa; è collegato al segno dello Scorpione il cui pianeta dominante è Plutone, la cui energia si esprime con attaccamento inconscio, trasformazione e rinnovamento; è collegato al segno del Capricorno dominato dal pianeta Saturno la cui energia si esprime attraverso organizzazione e stabilità.

Il simbolo con cui viene rappresentato è complesso e consta di un triangolo rosso con un vertice verso il basso – organo femminile – racchiuso in un quadrato giallo – elemento Terra – all’interno del cerchio simbolo proprio del Chakra; il quadrato rappresenta quindi la Terra, la gravità, ma rappresenta anche l’equilibrio e la stabilità. Connesso quindi con l’energia terrestre, se questa connessione mancasse ci ritroveremmo in una condizione di sradicamento dove “ci mancherebbe la terra sotto i piedi”! Unitamente al simbolo del quadrato è rappresentato un lingam (ovvero un fallo) con un serpente d’oro attorcigliato intorno tre volte e mezza. Il serpente simboleggia la Kundalini (kundala, ovvero “spirale” da “avvolto”) descritto così da Christopher S. Kilham:

“Nell’ambito dello yoga non vi è nulla di più frainteso, ricercato, vilipeso, calunniato, venerato, temuto e travisato di Kundalini, l’energia primordiale che ci anima, quella che Gopi Krishna chiama <sede di tutti gli spiriti>[2]. “Il potenziale di kundalini è immenso, quasi inconcepibile. La pratica dello yoga rafforza i canali del sistema energetico e prepara il corpo a ricevere un flusso più potente di energia kundalini. La meditazione, inoltre, stimola la sua attività aumentandone la potenza. L’allenamento yoga dei canali energetici è la preparazione mentale ottenuta tramite la meditazione può consentire a ciascuno di noi una maggiore attività kundalini e una più intensa circolazione di energia…La cosa più saggia da fare quando kundalini comincerà a fluire potente dentro di voi sarà abbandonarvi alla nuova esperienza. Non combattete kundalini, non ostacolatela, è più potente di qualsiasi forza abbiate mai incontrato… I chakra e i percorsi dell’energia primaria saranno attivi e vitali, si apriranno ogni giorno di più a mano a mano che kundalini crescerà in voi. Sappiate che il bisogno di praticare yoga e meditazione deriva proprio da kundalini: è la forza che vi spinge ad andare avanti che vi incoraggia ad affrontare nuove vie per purificare il corpo e rafforzare la mente…Vi sono anche alcuni tipici aspetti somatici che derivano da un aumento dell’energia kundalini, il più comune dei quali è una sensazione di calore alla base della spina dorsale. È una sensazione che può essere molto piacevole, come se foste seduti su qualcosa di caldo, e spesso è accompagnata da un forte impulso sessuale”[3].

Nonostante sia simboleggiato come serpente arrotolato alla base della colonna vertebrale, la Kundalini è in realtà una forza attiva nel cervello che stimola i Chakra, motivo per cui si definisce energia primordiale che attiva l’Energia Vitale. Essa è dunque una forza psicobiologica primaria, è l’Energia che ci anima, ci vivifica e orienta il corpo e la mente. Kundalini è sempre attiva, alimenta tutto il sistema energetico umano (attraverso i tre canali energetici che da qui hanno origine: Sushumna, Ida e Pingala), stimolando una circolazione continua della Forza Vitale, per mezzo dell’asse neuro-ormonale ipotalamo-ipofisi-gonadi-surrene.

Muladhara viene rappresentato con un Loto Rosso a 4 petali con inscritte in oro la quattro ultime consonanti dell’alfabeto sanscrito; all’interno del fiore vi è l’Elefante Grigio con 7 proboscidi – l’elefante è l’animale probabilmente più stabile e più presente attualmente sulla Terra, e che risulta anche nei disegni originali dei chakra presenti nel testo “Yogatattva Upanishad” – simbolo della nostra stabilità, la nostra fermezza e la nostra resistenza.

Il numero relativo al Primo Chakra è il Quattro e lo si può facilmente notare dai petali del Loto che lo rappresenta. Quattro sono le direzioni principali, le fasi della vita dell’uomo e le fasi lunari. Viene considerato come il numero della concretezza, il numero dei solidi, della materia ma anche della logica e della ragione come dell’orientamento. Esso agisce a livello pratico come una “apertura e chiusura”, una realizzazione nella realtà della solidità e ci aiuta ad attivare inconsciamente le nostre capacità di realizzare ed esprimere ciò che è in noi è più stabile, che più ci lega alla nostra incarnazione intesa come “spiritualizzazione della materia”.

I Cristalli consigliati per l’attivazione di Muladhara sono quelli di colore nero o scuro, di qualsiasi tipo di lucentezza o trasparenza. Tra questi possiamo citare:

  • Ossidiana Nera o Rossa
  • Onice Nero
  • Pirite
  • Tormalina
  • Diaspro Rosso
  • Ematite

Caratteristiche psicologiche

Prima di addentrarci, spieghiamo alcune cose: la maggior parte delle volte i problemi psichici ed esistenziali derivano dall’incongruenza di consapevolezza tra “ciò che siamo” in realtà e ciò che è e come si manifesta la nostra “personalità”, frutto di sovrastrutture inculcate (e che ci viene imposto di prendere come assolute) da società, pseudo-cultura, educazione genitoriale e scolastica, e così via.

Quando questa costrizione ci blocca, ci danneggia, ci limita, nel cammino della nostra Anima supportata dall’Ego che abbiamo avuto necessità di strutturare, ecco che produciamo quella che definiamo “malattia psicosomatica” che può andare dalla semplice nevrosi alla psicosi. Quello che accade è che non ci riconosciamo più, il nostro sistema di sopravvivenza prende il sopravvento ed il nostro equilibrio va in tilt facendo credere a noi stessi di essere “ammalati”: “Sono spinto inevitabilmente a cercare la mia vera identità – e non quella fittizia della sovrastruttura della personalità esclusivamente attraverso la realtà esterna – attraverso la ricerca interiore, il contatto profondo con la mia Anima e con le sue vere esigenze”. Quando esiste questa dicotomia, questo conflitto così profondo – oltre a tutto ciò che vedremo più avanti in relazione ai chakra più alti – l’equilibrio spirituale ed energetico prima, psichico e fisico poi, sarà inevitabilmente compromesso! E relativamente ad ogni chakra si avrà una manifestazione “somatica”.

Ciò significa, che la Kundalini, che è Energia Vitale Personale Intelligente, non ascende se non è tutto predisposto! Come può farlo se i tempi non sono maturi? Non vuole e non può, perché questo determinerebbe un danno per l’organismo energetico e psicofisico dell’essere umano! Scrive Mario Scardino, saggio ed eminente psicoterapeuta: “Soltanto chi esce dal labirinto delle sovrastrutture può essere felice…ma soltanto chi è felice può uscirne!”.

Passiamo dunque ad analizzare le caratteristiche psicologiche del Primo Chakra.

Il funzionamento del Primo Chakra determina la nostra salute e la nostra condizione fisica per cui è il sigillo che determina sul piano della personalità l’Io Esisto.

Il demone del Primo Chakra è la Paura. È il fulcro della nostra esistenza, non a caso riguarda il centro energetico del radicamento, della stabilità, della sicurezza, anche economica, dell’autoconservazione e dell’identità fisica (instaurata anche attraverso l’affiliazione a società, gruppi etc, che rappresentano tutti un’evoluzione della congregazione tribale atavica). Soprattutto per quest’ultimo motivo (il sentirsi parte di una “tribù”) la religione e collegata questo Chakra, mentre la spiritualità è collegata al settimo, il più alto nel nostro corpo fisico!

La Paura è la vera fonte di tutte le nostre problematiche, la responsabile della nostra rabbia ed in definitiva, l’opposto dell’Amore! Anche nelle terapie sciamaniche essa rappresenta il vero “demone” dal quale liberarsi per poter vivere un’esistenza incentrata sulla stabilità, sulla sicurezza, sull’equilibrio, sull’apertura verso noi stessi, verso l’altro da sé e verso il mondo che ci circonda, sulla disponibilità e quindi sull’Amore. La paura più grande non è quella di morire bensì quella di frammentarsi in una de-struttura informe della quale si disconoscono le caratteristiche.

Le Paure primarie relative a questo Chakra sono quelle legate alla sopravvivenza fisica, all’abbandono del gruppo ed alla carenza di organizzazione prettamente fisica. Questo è il nostro Chakra di partenza; se questo centro energetico non è ben radicato, basato su forti fondamenta, tutta la struttura superiore inevitabilmente presenterà carenze di stabilità, di energia e di resistenza. I piedi devono essere totalmente a contatto con il pavimento, per percepire il “contatto fisico”, il collegamento con la Madre Terra e l’Energia che da Essa sprigiona. In buona sostanza, la relazione con il primo Chakra si concretizza a livello fisico con il rapporto che noi stessi instauriamo con il nostro corpo fisico. Iniziamo ad osservare il nostro corpo talvolta senza neanche riconoscerlo: ma chi sono io? Ho bisogno di “essere qualcuno”, di darmi un’identità, un nome, un ruolo. Se io non mi riconosco come posso dare una direzione alla mia esistenza? Spesso il lavoro sul primo Chakra consiste anche nell’accettare, includere e trasformare le rigide credenze tribali che portiamo inconsapevolmente dentro di noi. La paura/demone che ci attanaglia è anche quella di percepire di non esistere se non si è qualcuno a livello sociale, al limite, anche qualcosa, ma da qualcosa dobbiamo pur partire! E il punto di partenza è sentire di appartenere ad un’idea!

Per questo motivo a questo livello energetico il coinvolgimento strutturale riguarda sia la tribù che la religione, il sentire di appartenere a qualcosa, o nel credere di farlo. E proprio la “credenza” la chiave di tutto il sistema! La credenza non come antitesi alla consapevolezza ma alla nostra paura, al nostro demone di questo Chakra, intesa come presa di coscienza di ciò che inconsciamente sappiamo ed abbiamo sempre saputo di noi! Come afferma nuovamente Mario Scardino, “L’unica certezza che l’uomo può razionalizzare è la delega al credere”. Questo perché ogni nostra credenza perlopiù inconscia, forma e struttura la nostra mente la quale, formulando ogni nostro pensiero che poi si traduce in verbalizzazione, crea – come affermato più volte – la realtà che ci circonda. Il problema è quindi: perché ci ostiniamo a credere così fermamente alla mente cosciente che, come cita una famosa frase in ambito psicoanalitico, “mente spudoratamente”? In mancanza di consapevolezze profonde riguardo la nostra vera natura, le nostre vere esigenze più profonde e riguardo la natura ed il percorso della nostra Anima, non ci resta che affidarci alle nostre certezze riguardanti il nostro primo centro energetico ovvero alla base del nostro “nostro Io sovrastrutturale”. Ecco, questo è il centro energetico sul quale si costruisce la nostra personalità: il punto di partenza per affrontare con un “documento di identità” il viaggio della nostra Anima in questo mezzo di trasporto, che è rappresentato dal nostro involucro-corpo.

Sappiamo che tutto è relativo e che tutto è in divenire: non c’è nulla di statico. Quindi, dove siamo adesso, nel Qui ed Ora, nel momento presente che è l’unico momento che in verità esiste, siamo a cavallo tra ciò che siamo stati e ciò che saremo: per far ciò bisogna affidarci. Affidarci a qualcosa, qualunque cosa essa sia, alla quale ancorarci e dalla quale partire per il nostro “ennesimo” viaggio. Questo qualcosa a livello razionale ma anche atavico, ancestrale, lo ritroviamo nel “gruppo” in quanto estensione della propria identità, identità che si basa sulla costruzione di “certezze” di essere davvero ciò che si è! Ma siamo sicuri di sapere “ciò che siamo”? In verità, le certezze sono davvero poche! Esistono sicuramente, ma si tratta di una manciata di concetti, un numero davvero esiguo di “idee”. In questo istante mi piacerebbe essere certo di ciò che scrivo, ma ciò che è in questo momento non è più la stessa cosa nel momento successivo a questo perché tutto è assolutamente relativo come Albert Einstein ha dimostrato più di un secolo fa e come i saggi e gli illuminati di cinque millenni orsono sapevano già. Come punto di partenza di questo viaggio interiore, mi piacerebbe, nonostante ciò che ho appena scritto, elencare una fondamentale certezza della struttura dell’essere umano relativa ad ogni Chakra considerato, in quanto è proprio analizzando a fondo ogni certezza citata che ci si può riconoscere nel proprio opposto rappresentato da ogni nostro demone precedentemente elencato. La sicurezza dell’uomo, quindi, dipende dalla certezza che si è autocostruito, dall’opinione che ha interiorizzato del mondo che lo circonda e da come egli si riconosce appieno in questa sua convinzione. La certezza di questo primo centro energetico è “IO ESISTO” inteso come struttura psico-fisica-caratteriale all’inizio della sua evoluzione: in tal senso la verticalità dei sette centri energetici principali dislocati nella spina dorsale (non a caso corrispondenti fisicamente alla colonna vertebrale, la struttura che caratterizza l’essere eretti e contemporaneamente ritti nel proprio cammino). Partiamo da qui: con ottime fondamenta si può costruire un immane grattacielo, ma nella loro carenza non sarà possibile realizzare neanche una minuscola e debole casetta![4]

L’esito principale di Muladhara consiste, quindi, nella sopravvivenza del nostro corpo fisico in questa incarnazione, nella decisione di vivere, di rimanere con i piedi saldamente a terra, di provvedere a sé stessi ed alla propria “famiglia o tribù” – termine quest’ultimo che non è soltanto sinonimo di famiglia ma è anche un Archetipo, il quale rappresenta delle connotazioni che vanno ben oltre la sua definizione convenzionale – e di esprimere l’energia auto-creativa nel “creare la propria esistenza”, i presupposti che conducono ad una vita stabile e ben centrata così come le importantissime fondamenta per tutti gli altri centri energetici.

Attraverso la consapevolezza della nostra incarnazione ed il Radicamento con la Madre Terra dalla quale attingiamo forza e stabilità, riusciamo a rispondere al nostro bisogno di logica, ordine e struttura, in modo tale da poterci orientare “nel tempo e nello spazio”: una visione che quindi esula da quella simbolica perché caratterizzata fortemente dai nostri cinque sensi.

Più non siamo radicati, ovvero non siamo collegati energeticamente con la Nostra Madre Terra, con il Pianeta sul quale viviamo, e dal quale dovremmo trarre tutta l’Energia di stabilità e di collegamento che produce in noi questo senso di concreta appartenenza, maggiormente conduciamo una vita scollegata dall’essere terreni, da quella consapevolezza di base che la nostra incarnazione ci fornisce e di conseguenza dal nostro corpo stesso! Il contatto con il nostro corpo passa inevitabilmente attraverso il contatto con la Nostra Madre Terra. Il “corpo” mediante il quale il nostro Spirito si esprime è la Terra. Spesso si pensa che per essere spirituali, per essere collegati maggiormente con il Divino, con il trascendente, per essere nella Consapevolezza e per attingere a tutte le intuizioni che l’Universo ci fornisce, non serve collegarsi con la materialità e l’aspetto fisico, terreno della nostra vita: sembrerebbe un mero spreco di tempo ed energia. Niente di più sbagliato! Se non si è collegati con la Terra, con il materiale, il denso, con la superficie terrestre, con i piedi ben piantati per terra si limita fortemente, talvolta totalmente, la realizzazione di ciò che è definito il “canale cielo-terra” ovvero di quel cilindro energetico attraverso cui la Luce, l’Energia e l’Informazione transitano dal Nous – ovvero il nostro ottavo centro energetico, trenta centimetri sopra la nostra testa, in completo e totale collegamento con la Coscienza Superiore – attraverso noi stessi in modo tale che noi possiamo direzionarle ed utilizzarle a nostro favore, a favore di coloro che ci circondano. In pratica possiamo tranquillamente affermare che noi esseri umani siamo come una batteria che senza il collegamento dei due poli non permette il trasferimento dell’energia elettrica, quindi perfettamente inutile. Le nostre azioni pertanto non risultano più guidate dalla nostra Coscienza in perfetto coordinamento con la Coscienza Superiore, in un evidente e perenne stato dissociativo. Il nostro compito di vita, la nostra missione ci è completamente sconosciuta: non sappiamo “chi siamo”, non conosciamo il nostro percorso e non sappiamo neanche perché siamo su questo pianeta, in questo nostro corpo fisico: siamo in balìa delle forze del nostro “destino” inteso nella accezione più inconsapevole che siamo in grado di conferirgli.

Caratteristiche di funzionamento

Quando Muladhara è in equilibrio (e cioè attivo e centrato-allineato), il percepito è di vivere una vita integrata con i naturali cicli della vita, affinché l’alternarsi delle fasi di “attività” e di “riposo” possano rigenerare completamente la nostra struttura energetica; lo stato in cui si vive è caratterizzato dal raggiungimento di tutti gli obiettivi che ci si prefissa grazie ad una fiducia primordiale incrollabile ed assoluta che ci farà sentire la Terra finalmente come un posto sicuro, in grado di soddisfare tutte le nostre necessità – dal cibo alla protezione per noi stessi e per la nostra famiglia fino all’abbondanza ed alla sicurezza economica e del nostro futuro –.

Quando Muladhara non è in equilibrio, non è bilanciato ma è sconnesso agli altri chakra, nella sfera della personalità si può verificare un pesante attaccamento ai beni materiali, una ricerca in maniera eccessiva di sicurezza, una debolezza sessuale che induce a ricerca perenne e inconsapevole dipendenza come al rifugio nel cibo e nell’alcool. La carenza di equilibrio del primo centro energetico ci induce ad eccedere nel desiderio di possesso estremo di tutto ciò che ci soddisfa in qualche modo, spesso anche in maniera sia impulsiva che compulsiva; ci procura difficoltà nel gestire sia il dare che il prendere/ricevere liberamente, a tal punto da soffrire di disturbi relativi a stitichezza e sovrappeso. Infine, una forma di squilibrio di Muladhara favorisce enormemente la tendenza coattiva a mantenersi “al sicuro” instaurando distanze e lontananza – quindi separazione – dall’altro da sé e da tutto ciò che ci circonda. Questo conduce, inoltre, ad un incentivo della possibilità di dipendere da comportamenti egocentrici eccessivi ed atteggiamenti tendenzialmente lussuriosi che entrano, in questo caso, in maniera definitiva nella nostra struttura abitudinaria.

La disfunzionalità di Muladhara (ovvero il suo blocco) procura rabbia, collera o violenza come meccanismi reattivi e difensivi del “demone” del primo centro energetico ovvero la Paura. Il terrore che sottende questo meccanismo consiste nel timore profondo di perdere ciò che ci fornisce un fondamentale senso di benessere e sicurezza. Inoltre, una sorta di disarmonia del primo centro energetico si esprime anche con debolezza fisica ed emotiva, preoccupazione eccessiva ed un forte senso di insicurezza, tendenza a dipendere troppo dagli altri, fino alla difficoltà nell’affrontare la vita di tutti i giorni – con depressione, fobie o altri disturbi psichici –, la mancanza di costanza in ciò che si sceglie di fare ed all’impossibilità di portare a termine qualsiasi progetto o impegno preso.

Strumento di equilibrio

Risulta d’obbligo scrivere anche che gli yogi hanno assegnato ad ogni Chakra un suono speciale denominato Bija Mantra il quale rappresenta il “suono-seme” più adeguato all’attivazione di ogni centro energetico. Questo speciale mantra, per ottenere la sua massima efficacia, va recitato in sanscrito. Il motivo, anche se spesso sconosciuto, è molto semplice: nonostante la stragrande maggioranza di chi fa uso di questi mantra sconosce il sanscrito; quindi, sembrerebbe assolutamente inutile utilizzare questa antica lingua sconosciuta semi scomparsa per imprimere un comando o un’attivazione al centro energetico in questione. Ma l’immenso beneficio di ogni mantra non risiede nel significato bensì nella vibrazione o frequenza vibratoria delle sillabe correttamente pronunciate. Ogni Chakra ha una sillaba-seme, la gemma che contiene l’intero potenziale del Chakra. Ogni petalo di questa gemma emette un suo suono ben specifico. Questi petali corrispondono alla frequenza oscillatorio del corpo sottile del chakra. Muladhara ha la frequenza più bassa perché i petali sono soltanto quattro.

Il Bija Mantra relativo al primo chakra è LAM. In posizione eretta, si battono i piedi sul pavimento, e ci si concentra mentalmente sulle affermazioni: “sono presente, sono sulla Terra, esisto, respiro”. Si porta l’attenzione su tutta la zona intorno al perineo, Muladhara, cercando di “prenderne consapevolezza” e percepirla, e si pronuncia il Bija Mantra LAM, cominciando a vibrare al suo suono – grazie alla M profonda –. Si visualizza il fuoriuscire di radici da questa zona del nostro corpo, radici che scendono lungo le gambe e dai piedi si affondano sempre più nel terreno fino a giungere al nucleo incandescente di nostra Madre Terra e da esso, si visualizza il salire di tutta l’energia, calore e luce/colore (appunto rosso acceso luminoso come la lava) fino ai piedi e da essi verso l’alto, spostandosi con l’attenzione all’interno del corpo, osservo le ossa, i denti e chiedendosi: “sono forti? sono fragili? Si continua entrando attraverso l’ano nel colon, arrivando alle ghiandole surrenali e rimanendo in osservazione senza giudizio: “mi fido, mi fido della vita, mi fido della Terra che mi sostiene; mi fido di me e vibro al suono del mantra LAM.” Quindi salgo su, lungo il tronco e la spina dorsale; le spalle e le braccia, fino alle unghie delle mani. In ultima analisi si pronuncia o si visualizza mentalmente l’insieme di affermazioni:

Io mi fido, mi fido di me, mi fido della vita, mii fido della Madre Terra che mi sostiene”.

Se durante questa meditazione e relativa visualizzazione ci si concentra attivamente su una intenzione chiara e definita, il successo non tarderà ad arrivare.[5]

 

[1] NdA. Le ghiandole endocrine producono ormoni e, dato che esse sono prive di dotto escretore, rilasciano questi ormoni direttamente nel flusso sanguigno. È compito di quest’ultimo trasportarli ad ogni organo. Questo processo è vitale per il loro funzionamento in quanto ogni organo o tessuto del nostro corpo ha necessità delle sostanze chimiche che soltanto le ghiandole endocrine sono in grado di produrre autonomamente.

 

[2]“I cinque esercizi tibetani – attivare i chakra e ritrovare la salute”, Christopher S. Kilham, TEA editori, pag. 47

[3] “I cinque esercizi tibetani – attivare i chakra e ritrovare la salute”, Christopher S. Kilham, TEA editori, pag. 49-50

[4] Tutto quello che riguarda il primo centro è in contrasto con la “volontà di essere” del settimo chakra: IO SONO. Non a caso, la via spirituale per antonomasia è quella di ritornare ad essere, il percorso verso “noi stessi”.

[5] NB: per un approfondimento accurato sui Chakra, si consigliano vivamente “Il libro dei chakra” Anodea Judith Colibrì Edizioni; “Anatomia dello spirito” Caroline Myss Anima Edizioni, “Manuale dei chakra” S Sharamon e B.J. Bajinski Mediterranee Edizioni.

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