“L’essenza della grandezza consiste nella capacità di scegliere la propria personale realizzazione in circostanze nelle quali altri scelgono la follia”.
Viktor Frankl da “Uno psicologo nei lager”
Nella società attuale il momento presente è il grande assente. L’unico momento che esiste realmente, l’unico in cui si è davvero, paradossalmente – nella vita di tutti i giorni dell’uomo che “sopravvive” – non viene quasi mai considerato.
Ed allora noi “quando” siamo?
Quando si riesce a percepire di essere stati inglobati da una forma-pensiero dinamicamente alimentata da uno stato emotivo disfunzionale interiore, ecco che la strada si apre “magicamente” di fronte a noi:
Astraiti ed osserva tutto dall’esterno di te come un Testimone.
Ciò non significa rifiutare di essere “presente” a queste percezioni bensì l’esatto posto, ovvero entrare nel vero stato di Presenza, in quello dell’Essenza che È e che non ha bisogno di niente se non quello di Essere Pura Coscienza, di Osservare e di inglobare Il Tutto.
Quando stiamo nella sofferenza stiamo semplicemente cercando di fuggire dalla sofferenza ma non ne siamo consapevoli di questo. Dimoriamo nel passato, nella memoria, nei ricordi, nella mente. Stare nel Qui e Ora non è stare nella mente. La sofferenza è provocata dalla reazione della nostra mente che interpreta una situazione già vissuta. Stare nel presente ci permette di uscire definitivamente da quel passato.
Stare nel Qui e Ora è stare nell’accettazione di questa sofferenza.
Nel momento in cui si accoglie completamente questa sofferenza senza giudicarla ma semplicemente stando con quello che c’è, questa sofferenza si tramuterà in Gioia.
La Sofferenza è il sentiero più breve verso il risveglio.
A patto che non si fugga dalla sofferenza anzi ci si immerga completamente in essa, percependone l’energia, focalizzando la nostra attenzione sulle sensazioni fisiche ed emotive di quel preciso momento. Questo perché la sofferenza – come la paura – non esiste in realtà: è un costrutto della nostra mente legata indissolubilmente ad un ricordo, una memoria del “passato”. Un costrutto che però ha una storia che è necessario conoscere.
La Vita è un processo evolutivo continuo e qualsiasi evento che ci accade, avviene per un motivo ben specifico – in verità essi sono due e paradossalmente opposti! – relativo al nostro bisogno profondo di metterci nelle condizioni di imparare da quella specifica esperienza.
Tutto fa parte sempre di un processo evolutivo e nulla accade mai per caso!
Tutto ciò che accade ha un senso spesso molto più profondo e noi abbiamo l’occasione di evolverci accettando profondamente l’accaduto come opportunità di comprendere e incrementare la nostra espansione di Coscienza. Non esistono sbagli, quindi né sensi di colpa in quanto tutto è perfetto così com’è ed è finalizzato alla nostra evoluzione.
La Sofferenza, quindi, è necessaria finché non si giunge ad un funzionamento evoluto e consapevole. Ad un funzionamento primitivo essa è necessaria affinché l’individuo prenda coscienza che quello è un percorso che non porta al soddisfacimento della propria Anima. Inoltre, essa è utile, principalmente per poter entrare in empatia con la sofferenza degli altri e sviluppare la Compassione, passaggio fondamentale per la nostra evoluzione, per l’espansione del Centro Energetico del Cuore e step essenziale per la via verso l’Ascensione. E per permettere che questo processo di purificazione si realizzi, bisogna essere pronti a soffrire. Armandoci di tanta pazienza bisogna aprire la mente alla sofferenza perché solo abbracciando la sofferenza questa cessa!
È la mancanza di consapevolezza che produce la sofferenza ma è la sofferenza che porta alla consapevolezza la quale fa sparire la sofferenza!
Prendendo coscienza che la sofferenza esiste a livello collettivo in quanto mancanza di consapevolezza e non identificandosi con essa cambieremo completamente la percezione della nostra esistenza. Cercando a tutti i costi di dare una spiegazione alla nostra sofferenza evitiamo di farne esperienza a livello profondo; solo nell’assenza di spiegazioni e di giudizi possiamo fare davvero esperienza dell’altro. Questo perché la nostra mente interferisce continuamente e ci impedisce di fare esperienza di ciò che c’è e lo fa attraverso il giudizio di cosa è giusto e di cosa è sbagliato, attraverso il confronto di questo con quello, di oggi con ieri o con domani!
“C’è la Sofferenza. Ma non è la mia Sofferenza. Io non mi identifico con essa. Dato che IO SONO ciò che penso di essere, decido coscientemente ogni giorno di essere Gioia, Benessere, Amore, Abbondanza e Luce per me e per tutti coloro che mi circondano!”
“Nessuno di noi è vittima del mondo che ci circonda bensì è carnefice di sé stesso!”
Ciò in cui crediamo, ciò che pensiamo e ciò che verbalizziamo è davvero potente! Questo perché tutto ciò che noi “viviamo” non esiste a priori nella Realtà oggettiva: ciò che esiste È COSCIENZA. Siamo Coscienza anche noi: Tutto ciò che noi pensiamo, sentiamo, emaniamo, SIAMO e questo si trasmette tutto attorno a noi e, riecheggiando nel “nulla” e nell’ “ignoto” che ci circonda “Manifesta la nostra Realtà!”
Se cambiamo questi aspetti in merito a ciò che ci circonda il mondo cambierà di conseguenza. Il tempo non esiste come noi lo conosciamo: anch’esso è una creazione della nostra mente, precisamente dell’Ego, del nostro Io difensivo, del nostro bagaglio di sovrastrutture psichiche. Esso ci serve per poter dare un senso al percorso che abbiamo scelto di vivere incarnati, per poter fare l’esperienza che abbiamo bisogno di fare nel nostro corpo fisico e ricordare.
Ma, in verità: “TU SEI GIA’ QUELLO!”
“Tempo” e “Spazio” non possono influenzare il Sé perché essi sono in noi. Anche ciò che vediamo intorno a noi è in noi perché da noi è stato creato!
Tutto sta avvenendo – o meglio, è già avvenuto!!! – contemporaneamente nell’Istante Infinito del Verticale anche se noi lo viviamo con quel tempo lineare che ci serve per poterne fare esperienza e ricordare! È qui che il libero arbitrio nasce e si manifesta fondamentalmente come la “modalità” attraverso la quale noi facciamo tesoro di queste esperienze! Il “libero” arbitrio consiste quindi nel “come” e non nel “cosa”.
La sofferenza accettata pienamente ovvero con Consapevolezza, cessa di essere “dolorosa” in quanto comprendiamo che non si fondava sulla verità bensì su una realtà momentanea. La Sofferenza presuppone sempre un cambiamento, un “divenire” ed il cambiamento è sempre in positivo, a favore della Vita!
Il dolore non prevede questo cambiamento in quanto è soltanto passività ed è quindi a favore della non-Vita! Sia la Sofferenza che il Dolore partono da una elaborazione psichica di qualcosa che ha a che fare con il passato.
Ma come la consapevolezza può tramutare il dolore in sofferenza e la sofferenza in evoluzione?
- Vivendo nel Qui ed Ora
- Vedendo tutto ciò che ci succede in maniera impersonale
- Facendo esperienza profonda e scevra da giudizi di tutto ciò che ci mettiamo in condizione di vivere
- Mantenendo il focus dell’Interesse, quindi dell’Attenzione ed in definitiva, dell’Energia sull’esperienza che si sta vivendo, anche se dolorosa, e non frammentarlo in interrogativi e dubbi continui ed inutili ai fini dell’esperienza stessa
Spesso, la persona inconsapevole attua un meccanismo di protezione che consiste nell’allontanarsi dalla Sofferenza; così facendo dà il via libera al dolore non trasformativo in quanto si allontana dalla Consapevolezza di quella esperienza e del motivo per il quale le è necessaria. Ciò che è consigliabile è “entrare in quella sofferenza” prima che diventi dolore. Portando tutta la nostra Attenzione e la nostra Consapevolezza, quindi, proprio in quel punto specifico del nostro corpo e rimanendo il più possibile in quel punto, percependo e vivendo completamente tutte le sue reazioni anche fisiche, senza desiderare minimamente di cambiarle, entreremo in contatto con quella carica emozionale repressa e congelata che, a lungo andare, come nello “sfogliare uno ad uno gli strati di una cipolla” si potrà scongelare e riattivare completamente.
Il dolore si aggancia ad un trauma ed a una attivazione traumatica che, almeno nelle prime fasi, necessita di un aiuto esterno.
La sofferenza è invece il grido d’aiuto che dal dolore ne deriva, nel caso non si sia giunti ad una attivazione traumatica e c’è tutto lo “spazio” per poter intervenire mediante percezione, analisi, comprensione e consapevolizzazione, tutti questi processi inerenti alla esperienza che accettiamo coscientemente di fare.
Come avviene quindi questa consapevolizzazione e soprattutto la trasformazione di questa specifica esperienza?
Non basta accettarla rimanendone in contatto ma è necessario viverla nel profondo facendone esperienza anche nel corpo!
E permettendo al corpo di reagire ad esse mediante “scariche” di tipo psicofisico.
Finché non si prende definitivamente coscienza che i blocchi a queste scariche ed alla consapevolezza trasformativa siamo sempre noi stessi a crearli anche in relazione ad alcuni vissuti, veri o presunti non fa alcuna differenza, ma che hanno assoluta necessità di essere rivissuti e consapevolizzati nell’esperienza.
LA CRISI
La “crisi” consiste essenzialmente in un punto di svolta che delinea una strada verso l’Evoluzione ed una verso l’Involuzione. Il cosiddetto “caos” rappresenta quindi una reale opportunità di crescita a seconda della capacità di adattamento dell’individuo sostenuta inevitabilmente dalla propria Consapevolezza.
Ogni volta che assistiamo ad un cambiamento da un modello vecchio ad uno nuovo esso è accompagnato sempre dal “caos” a cavallo di essi: un campo d’energia che cambia in uno nuovo deve prima “disorganizzarsi e distruggersi” dove la distruzione non è altro che una distruzione degli schemi non dei contenuti, dato che mai nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma ed assistiamo quindi ad una Trasformazione. Questo ci ricorda ciò che avviene nelle famose figure di Chladni. Ernst Chladni fu un pioniere della Scienza della Cimatica il quale utilizzò, per i suoi esperimenti, sottili piastre di metallo montate su una cassa di risonanza con un trasduttore installato alla base. Sulla lastra si sparge della sabbia e poi si riproducono i suoni specifici. Le particelle di sabbia iniziano a “danzare” come conseguenza del suono prodotto e formano dei motivi geometrici prevalentemente circolari. Modificando la frequenza cambiano pure queste figure dopo una fase intermedia di “caos”, fase essenziale per una sorta di “reset” e “riorganizzazione” ad un nuovo livello di “Energia Informata”.
Infatti, nelle figure di Chladni, quando viene introdotta la nuova frequenza sonora, il modello geometrico diventa visivamente disorganizzato prima di trasformarsi in un nuovo modello con una organizzazione più evoluta: senza “caos” non è possibile crescere, evolvere ed accedere a più alti stati di coscienza.
La nuova frequenza sonora, per noi esseri umani, è la Grazia.
“Nessuna crescita spirituale indotta in modo cosciente può verificarsi, se non vi sono anche l’omeostasi mentale e quella emotiva. L’omeostasi spirituale, in circostanze di forte stress e di condizionamento fisico, produce quella qualità per ottenere la quale la Monade, il Padre spirituale celeste, mandò a incarnarsi il figlio suo, il figliol prodigo”.
(pagina 34, “Sulle orme del maestro”, Baker-Hansen, Edizioni Crisalide)
